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Vista da vicino del 12 marzo 2012

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23 documentari, 30 sale cinematografiche, 28 città dell'Emilia-Romagna. E' "Doc In Tour, dal 1° aprile al 31 maggio nelle sale cinematografiche. Il progetto, che la Regione Emilia-Romagna promuove, ha l'obiettivo di valorizzare il patrimonio culturale e sociale che caratterizza la produzione documentaristica regionale: le opere sono dirette da registi emiliano-romagnoli o hanno temi che riguardano il territorio regionale. I 23 documentari offrono spunti di riflessioni su tematiche diverse: immigrazione e integrazione/diritti, paesi e conflitti lontani, condizione femminile ieri e oggi, ambiente e territorio, genuinità, storie e memorie d'italia. L'edizione 2011 ha portato nelle sale quasi 6000 spettatori, un dato in costante aumento rispetto alle edizioni precedenti. Attraverso le voci degli autori, delle associazioni coinvolte nel progetto e l'intervista all'assessore regionale alla Cultura Massimo Mezzetti si fa il punto sul mondo del documentario.

 

Trascrizione

Ermanno Muolo, giornalista/voce narrante
Entriamo alla cineteca di Bologna. In sala è già buio e sullo schermo si succedono sequenze di voci e immagini che raccontano storie che non sembrano avere alcuna attinenza tra loro: testimonianze e retroscena sulla strage dell'Italicus, catene di uomini che, cantando, raccolgono l'acqua in Etiopia, un gruppo di operaie in cassa integrazione in strada a fare teatro, bambini che vivono in strada a Katmandu, contadini italiani che si uniscono in difesa della propria libertà dalle logiche economiche.
E tante altre strorie. Altre ancora.
Sono dei documentari. In sala ci sono autori, registi, produttori, gestori di sale cinematografiche, associazioni. Il progetto che li fa incontrare si chiama Doc in Tour ed è giunto alla sesta edizione.

Anna di Martino, Cineteca di Bologna
Vengono mostrati documentari realizzati da autori emiliano-romagnoli ma anche con argomenti relativi all'Emilia-Romagna, quindi non necessariamente autori emiliano-romagnoli. Ogni anno si cerca di trovare i documentari che un po' incuriosiscano di più, che possano avvicinare un po' di più lo spettatore al documentario.

Enza Negroni, D.E-R Documentaristi Emilia-Romagna
Si può andare dal documentario creativo, con una storia intima e personale, al documentario di indagine sociologica, al documentario di racconto o di testimonianze, al reportage, alla docufiction...

Massimo Mezzetti, assessore alla Cultura Regione Emilia-Romagna
È una forma a mio parere molto alta che riesce a coniugare, ad abbinare in sé la creatività con anche l'indagine e la conoscenza del territorio, della realtà sociale in cui si opera. Noi investiamo per questo in particolare per la documentaristica, aiutando i produttori, i registi, gli sceneggiatori affinchè questa creatività documentaristica possa avere espressione nelle sale cinematografiche.

Elisa Mereghetti, Regista "Al Cusna"
È la destinazione migliore per il documentario, poter essere visto dal pubblico che va al cinema e quindi pensiemo che sia un'iniziativa molto molto importante.

Alberto Morsiani, Sala Truffaut - Modena
Attraverso il docufilm si raggiunge un pubblico che è un pubblico abbastanza giovane rispetto alla media della sala d'essai classica che non è facilmente raggiungibile in altro modo, quindi una cosa estremamente preziosa.

Ermanno Muolo, giornalista/voce narrante
Insomma doc in tour non è una semplice rassegna, ma un punto di incontro cruciale che aiuta il documentario ad avere dopo la sua realizzazione una vita significativa e aiuta chi fa documentari a fare del documentario la propria vita, anche lavorativamente parlando.

Massimo Mezzetti, assessore alla Cultura Regione Emilia-Romagna
Purtroppo si è soliti pensare che chi produce cultura fa in qualche modo un'attività di tempo libero, di hobby, ma è un lavoro a tutti gli effetti che produce reddito per chi fa produzione ma anche per il territorio, e più complessivamente per il nostro sistema economico. Come regione ci impegnamo molto in questa direzione nel riconoscimento di una attività a tutto tondo, un lavoro di serie A e non un lavoro di serie C come molto spesso si considera in questo paese.

Maria Martinelli, regista "Viaggio nel mondo dell'estorsione"
È un lavoro a tutto tondo, il problema è che in Italia questo tipo di genere non è molto trasmesso; credo che lo spettatore abbia bisogno di questi materiali, di uscire dalle solite fiction, da tutto quello che la tv ufficiale trasmette. Io ho deciso che avrei affrontato il problema dell'estorsione, del racket in italia cercando di coinvolgere i protagonisti che vent'anni fa hanno fondato al prima associazione antiracket in Italia.

Lisa Tormena, regista "Licenziata!"
Ho scelto la via del documentario proprio perché possiamo lavorare con calma e possiamo raccontare storie da un punto di vista sociale usando un mezzo che è molto fruibile che è quello del video. Un gruppo di donne, di operaie dell'Omsa ha deciso di raccontare la loro vicenda rielaborandola attraverso delle azioni di strada e hanno costituito un gruppo che si chiama brigate teatrali che adesso sta girando l'Italia per raccontare questa battaglia

Elisa Mereghetti, Regista "Al Cusna"
Il documentario ha come protagonista Mara Redeghieri che è una cantante molto famosa che apparteneva al famoso gruppo degli Utsmamò che ripercorre le radici del canto e quindi va alla ricerca delle radici e della memoria della tradizione popolare canora e letteraria dell'appenino reggiano.

Ermanno Muolo, giornalista/voce narrante
Se all'inizio ci era parso che queste storie non avessero nulla in comune ora sappiamo che non è cosi.
In tutti la creatività è al servizio della verità: testimonianze, informazioni, prove, presenza sul posto; non c'è spazio per l'opinionismo facile e dilagante di tanta tv. Il documentario racconta la realtà, quella di oggi e quella di ieri, la nostra società, il nostro mondo, quello degli altri.
Il documentario parla di noi, racconta le cose importanti, non ama fare pettegolezzi.

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ultima modifica 2018-03-15T17:00:14+01:00
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