Perché lavoro nel pubblico? Perché, nella mia devozione al malato, l'idea è quella di essere speciali per chi soffre, ogni giorno. Sono nato per fare questo. Finché posso resto qui. (Stefano Zaffagnini, direttore della seconda clinica ortopedica dell'istituto rizzoli di bologna)

La cosa che più mi ha colpito nella mia vita professionale? Il ricovero di una piccolina con una patologia rara dell’esofago. Aveva tre anni. Ora ne ha sei. Sta bene e torna spesso a salutarci. (Clelia Zanaboni: Responsabile Rianimazione e Anestesia pediatrica Ospedale dei bambini “Pietro Barilla” di Parma)

So bene che è difficile mantenere la sanità pubblica, ma va fatto. Perché per la sanità pubblica molte persone hanno lottato, alcune sono morte… È un valore enorme. (Vanni Agnoletti: Direttore Unità operativa Anestesia e rianimazione dell’Ospedale Bufalini di Cesena e responsabile del programma Sistema integrato di assistenza ai traumi SIAT dell’Ausl Romagna, professore straordinario Università di Bologna)

Faccio questo lavoro da più di 35 anni. Quando sono partito eravamo disarmati di fronte all’infarto. Oggi la mortalità da infarto è al 4%. Il progresso è stato rivoluzionario. (Gianni Casella: direttore Unità operativa complessa di Cardiologia dell’Ospedale Maggiore di Bologna)

La sanità pubblica è un diritto costituzionale, esattamente come la libertà. Fare stare bene le persone senza nessun interesse economico è un diritto, e un dovere. E come tali devono essere garantiti. (Fausto Catena: Direttore Unità operativa Chirurgia generale e d'urgenza dell'Ospedale Bufalini di Cesena e professore associato Università di Bologna)

L'episodio umanamente più significativo della mia carriera è legato a un insuccesso. Una paziente mi disse: 'Non sono riuscita ad avere un bambino, ma mi avete accolta, e per questo vi ringrazio. (Lorenzo Barusi: Direttore Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia dell'Ospedale di Vaio Fidenza (Parma))

Il nostro compito di ricercatori è creare un ponte con il domani e alimentare la speranza per i pazienti. Per fare ricerca bene bisogna avere soprattutto un fuoco dentro che ti muove. (Katia Scotlandi: responsabile Laboratorio di Ricerca oncologica dell’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna)

C'è come una sacralità nell'ultimo tempo di un paziente, che è un tempo doloroso. Quello che facciamo noi è chiedere il permesso di esserci, per renderlo più tollerabile, un'esperienza che fa parte della vita. (Paolo Vacondio: responsabile Rete provinciale cure palliative Asl Modena)

Ricordo due fratelli che non si parlavano da anni. Quando uno ha avuto bisogno del midollo dell’altro, tanti loro problemi si sono risolti. Incontriamo persone meravigliose in momenti drammatici. E questo per noi è un privilegio. (Francesca Bonifazi: ematologa a capo del programma di terapie cellulari avanzate del Polo Ematologico Seragnoli del Policlinico di Sant'Orsola di Bologna)

Se una persona si è sentita curata quando ha avuto bisogno, poi c’è come un istinto ad aiutare gli altri, anche in circostanze molto tragiche. Come dare il consenso alla donazione degli organi di un proprio caro. (Cristina Morelli: professoressa che si occupa dei trapiantati di fegato all’Ospedale Sant’Orsola di Bologna)

Abbiamo capito il meccanismo del dolore dell’emicrania negli anni Novanta. Oggi abbiamo anticorpi che garantiscono una
qualità di vita nettamente migliore. Diagnosi e poi terapia che funziona. È questo che conta. (Pietro Cortelli: direttore Istituto Scienze Neurologiche Bellaria di Bologna)

"Un bambino colpito da malattie metaboliche ereditarie potrebbe avere danni gravissimi, o non vivere.
Con una diagnosi precoce tramite
screening neonatale esteso è possibile cambiare il suo destino.
E questo è molto gratificante. (Giacomo Biasucci - Professore associato di Pediatria all'Università di Parma e dirigente dell'Unità operativa complessa di Pediatria e Neonatologia dell'Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza)

Se nel mio ambulatorio viene prima
un professionista benestante e
poi una famiglia che fatica a tirare
avanti, io devo saper garantire a
entrambi lo stesso servizio. Perché
la salute è un diritto di tutti, e noi
dobbiamo creare uguaglianza. (Giuseppina Drago, pediatra di libera scelta della Casa della comunità
Navile di Bologna)

Un intervento di chirurgia generale
non troppo complesso, con una
degenza di una settimana, può
costare nel privato intorno ai 70mila
euro. Nel pubblico è totalmente
gratuito. E siamo orgogliosi di questo. (Michele Masetti
direttore dell’Unità operativa complessa di Chirurgia generale
dell’Ospedale di Santa Maria della Scaletta di Imola)

Non sempre le persone hanno la
percezione della qualità del servizio
che viene offerto loro. Alcuni lo
danno per scontato. Spero che non
arrivi mai il giorno in cui si rendano
conto di quello che avevano perché
l’hanno perso.(Barbara Paccaloni
Dirigente dell’Unità operativa di Ginecologia e Ostetricia
nell’Ospedale di Santa Maria dalla Scaletta di Imola)