Il condominio che risparmia il 40% sulle bollette
Dall’autoconsumo collettivo fino alle Comunità energetiche rinnovabili, le CER: in Emilia-Romagna la transizione ecologica parte da e con i cittadini
Una doppia crisi. È quella esplosa negli ultimi tempi, evidente e manifesta sotto gli occhi di tutti: energetica (legata alla guerra in Ucraina) e climatica, causata del surriscaldamento globale. Entrambe hanno una matrice comune, l’uso dei combustibili fossili. Ma per il futuro del pianeta serve altro: occorrono alternative urgenti per realizzare davvero quello che tutti chiedono a gran voce – scienziati, esperti, politici, cittadini, fino al Papa –, ovvero la transizione ecologica.
Le esperienze per affrancarsi dal fossile non mancano.
In Europa ci sono realtà già impegnate per la produzione di energia rinnovabile, la fornitura di energia, la mobilità elettrica, l’efficienza energetica, la flessibilità. All’interno del pacchetto di misure “Energia pulita per i cittadini europei” (Clean Energy for all Europeans), l’Unione europea ha approvato la direttiva 2018/2011/Ue, nota come direttiva Red II, che punta alla promozione delle fonti rinnovabili, disciplinando l’autoconsumo collettivo e le Comunità energetiche rinnovabili, le Cer.
Dello scenario europeo ci parla Chris Vrettos, finance project manager per REScoop.eu, la Federazione europea delle cooperative energetiche dei cittadini.
Produttori e consumatori di energia
I numeri del Gse (Gestore dei servizi energetici) ci dicono che, a novembre, in Italia erano presenti 74 gruppi di autoconsumo (Ac) e 32 comunità energetiche rinnovabili (Cer). Nel primo caso, però, s’intendono soggetti che, a differenza delle Cer, condividono l’energia prodotta da impianti Fer (Fonti energetiche rinnovabili) solo all’interno di un condominio o di uno stesso edificio.
Emilia-Romagna, Bologna, quartiere Navile: qui è partito uno dei primi esperimenti di autoconsumo collettivo di energia elettrica.
Nel condominio di via Usodimare 5, infatti, sono stati installati dei pannelli fotovoltaici (parliamo di un impianto da 21mila kilowattora l’anno) che consentono alle 18 famiglie residenti di avere attualmente un risparmio del 40% sui costi delle utenze condominiali e alimentano anche una parte del fabbisogno energetico dei singoli nuclei.
Un progetto, questo, nato in seguito a un accordo con Hera Comm, la società di vendita di gas ed energia elettrica del gruppo Hera. I residenti, quindi, sono diventati produttori e consumatori di energia.
Dal condominio alla Comunità energetica rinnovabile
Cittadini, piccole e medie imprese, associazioni ed enti locali insieme
Cer. Dietro l’acronimo, ci sono le Comunità energetiche rinnovabili (talvolta viene aggiunta anche la “s” di solidali). Si tratta di una modalità di produzione dell’energia virtuosa, basata sulla condivisione, che vede in campo diverse tipologie di soggetti: i produttori di energia, i consumatori di energia e i prosumer, ossia coloro che allo stesso tempo producono e consumano energia. Anche i semplici consumatori, quindi, pur non avendo pannelli sui tetti o non contribuendo all’investimento, possono fare parte della Cer.
Le Cer sono soggetti giuridici di diritto privato costituiti secondo diversi modelli, il cui fine principale non è di lucro, ma il raggiungimento di benefici ambientali e sociali. Possono essere composte da persone fisiche, piccole e medie imprese, enti ecclesiastici, enti locali e nascono per produrre e condividere l’energia di cui i membri hanno bisogno.
Oltre a rispondere al fabbisogno di energia di chi ne fa parte, le Cer si basano sui principi di responsabilità ambientale, sociale ed economica, e mettono al centro la partecipazione attiva e condivisa delle persone.
Intanto, a fine novembre, la Commissione europea ha dato il via libera al decreto del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica sulle Cer. Una decisione attesa da mesi, dal momento che il decreto era pronto già prima dell’estate. Due le misure: un contributo a fondo perduto finanziato dal PNRR con 2,2 miliardi e una tariffa incentivante sull’energia elettrica prodotta da impianti rinnovabili e inseriti in configurazioni di autoconsumo per la condivisione dell'energia.
Il Caab di Bologna, premio speciale Cer “innovatore responsabile”
Nell’edizione 2023 del Premio Innovatori Responsabili, istituto dalla Regione Emilia-Romagna, è stato introdotto per la prima volta il premio speciale Cer, in attuazione della legge regionale sulle Comunità energetiche rinnovabili.
Una scelta pensata per valorizzare le realtà che hanno attivato iniziative di comunicazione, partecipazione e animazione dei territori rivolte ai potenziali membri di comunità energetiche responsabili, per favorirne la diffusione sul territorio regionale.
Il premio è andato al Caab (Centro Agro-alimentare di Bologna Spa) con il progetto Food urban hub.
A Imola Bryo e la sfida delle aziende
Tutto è iniziato nel 2021 da un progetto pilota che, insieme a Bryo (azienda partecipata da ConAmi), ha visto il coinvolgimento del Comune e del Tavolo delle imprese. Si è partiti con un nucleo “fondante” di tre imprese, destinato a crescere considerevolmente: a Imola nascerà infatti a breve una prima Comunità energetica, con cui le imprese aderenti potranno aumentare la propria indipendenza energetica, riducendo i costi e le emissioni di CO2, e creando al tempo stesso sinergie e valore per il territorio.
Il racconto di Davide Gavanelli, amministratore delegato di Bryo Spa.
L’esperienza dell’Emilia-Romagna: la legge regionale, il bando del 2023 e uno nuovo nel 2024
Comuni e Unioni di Comuni, centri ricerca, cooperative agricole ed edili, piccole e medie imprese, enti del Terzo settore, parrocchie. Tanti i soggetti che, in Emilia-Romagna, hanno risposto al bando della Regione, la prima in Italia ad approvare una legge per il sostegno alle Cer. Sono 124 i progetti per la costituzione e progettazione di Comunità energetiche rinnovabili che vengono così finanziati dalla Regione, sui 141 presentati. Per far fronte a tutte le domande, più numerose del previsto, l’amministrazione regionale ha più che raddoppiato le risorse necessarie a far fronte alla copertura dei costi d’avvio, portandole da 2 a oltre 4 milioni e mezzo di euro, utilizzando risorse europee del Programma Fesr 2021-2027. Il prossimo anno la Giunta varerà un nuovo bando, da 10 milioni. Obiettivo, sostenere gli investimenti necessari alla realizzazione degli impianti.
A cura di: Chiara Vergano, Stefano Asprea, Agata Matteucci, Beatrice Cammertoni e Anna Zanetti (Ufficio Bruxelles), Cristina Gaddi.
Le immagini dell'impianto di Imola con il drone sono di Studio Verdi22. La seconda foto dei pannelli solari è di Bryo Spa.