"Faccio un po' fatica a intendere tutto, l'italiano lo sto imparando solo ora assieme al resto. Però quando vado nel laboratorio, sì che riesco a capire bene come si fanno le cose. Dai un giorno troverò un lavoro, come gli altri qui... e così starò bene".

Questo passava nella mente di Asim, quasi diciottenne, che - solo e in fuga dalla disperazione- ha fatto migliaia di chilometri, dalla profonda provincia pakistana fino al cuore laborioso e accogliente della pianura padana, dove sta trovando un futuro, il suo.

Un approdo il suo in una terra dove inclusione e integrazione passano anche dalla formazione professionale e poi dal lavoro.

Lungo la Via Emilia tutto questo è possibile grazie a due progetti sperimentali, pressoché unici in Italia, per sostenere l’inclusione formativa e l’integrazione attraverso il lavoro dei minori stranieri non accompagnati.

Un cantiere per costruire il futuro

Prima a Modena, nell’autunno scorso, e poi a Piacenza a inizio febbraio di quest’anno, ‘due iniziative gemelle’ che hanno visto scendere in campo le rispettive Prefetture, enti locali, le Scuole edile, i sindacati e i centri di formazione Tutor a Piacenza e Città dei ragazzi a Modena. Una rete pronta a costruire e cementare progetti concreti di integrazione e lavoro.
Una ventina di ragazzi minorenni, o che da lì a poco hanno raggiunto la maggiore età, si sono cimentati (o si stanno cimentando) in un percorso personalizzato per acquisire competenze tecnico professionali spendibili nel mondo del lavoro. Lezioni ad hoc - con attenzione alla sostenibilità ambientale, il risparmio energetico e alla sicurezza sul lavoro nei cantieri - sulle lavorazioni edili in generale, sulle finiture interne, sulla posa del cartongesso e sul contenimento energetico degli involucri mediante l'applicazione del ‘cappotto termico’. Ben 172 ore di ‘scuola’, tra teoria e tanta pratica, realizzate nelle locali sedi delle Scuola edile di Modena e Piacenza, strutture in grado di garantire la disponibilità di spazi attrezzati, laboratori e strumentazioni adeguate.

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Tanti attori assieme

Quelli modenese e piacentino sono modelli d’intervento con una declinazione locale che prendono le mosse dal protocollo tra il Ministero dell’Interno e quello del Lavoro e delle Politiche sociali, Ance e le organizzazioni sindacali dell’edilizia. L’intesa di livello nazionale prevede di favorire l’integrazione (di richiedenti asilo, rifugiati oltre che minori, o ex minori, stranieri non accompagnati) con percorsi formativi mirati presso gli enti bilaterali del settore edile e un successivo inserimento lavorativo.

Numeri

  • 2 progetti
  • 3 Comuni (Modena, Piacenza Fiorenzuola d’Arda)
  • 24 alunni
  • 344 ore di formazione
  • 15 docenti e tutor coinvolti
  • 1.814 minori accompagnati in ER (su 20mila in Italia, oltre il 9%)

A cura di Gianni Boselli, Tiziana Gardini, Stefano Asprea, Elisa Ravaglia