“Le donne hanno sempre dovuto lottare doppiamente. Hanno sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale. Le donne sono la colonna vertebrale delle società”
Rita Levi Montalcini, scienziata
“Oggi, solo una ogni tre ricercatori d’ingegneria al mondo è una donna. Barriere strutturali e sociali impediscono alle donne e alle ragazze di entrare e progredire nella scienza. (….) Questa ineguaglianza sta privando il nostro mondo di un enorme talento e forza di innovazione inespresse. Abbiamo bisogno delle prospettive femminili per assicurarci che la scienza e la tecnologia funzionino per tutti”.
António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite


In principio fu Ipazia di Alessandria d’Egitto.

Matematica, astronoma e filosofa pagana, venne uccisa nel 415 dopo Cristo da una folla di “credenti in Dio” fomentati da Cirillo, patriarca della città.

Un balzo avanti nel tempo: nel 1748, a soli trent’anni, la scienziata milanese Maria Gaetana Agnesi pubblicò le Instituzioni analitiche per uso della gioventù italiana, una sorta di compendio che riuniva i principi base dell’algebra e della geometria analitica.

Cent’anni dopo, Augusta Ada Byron, contessa di Lovelace, è la prima persona a scrivere un algoritmo adatto a un processore. Poi, l’astro di Marie Curie, la prima donna a ricevere un premio Nobel. Anzi, due: uno per la fisica nel 1903 e uno per la chimica nel 1911.

L’elenco si allunga, si arriva a Rita Levi-Montalcini, unica donna italiana ad aver vinto il premio Nobel per la medicina: una vita, la sua, interamente dedicata alla ricerca in ambito neurologico, lavorando anche clandestinamente durante il fascismo. Ancora, l’esperienza “stellare” dell’astrofisica Margherita Hack.

Sono tante le donne che hanno scelto o scelgono la ricerca scientifica: alcune famosissime, altre quasi sconosciute. Alcune sono state premiate per i risultati raggiunti, altre ingiustamente “scavalcate” dai colleghi uomini. Sono tante, dunque, ma non quante potrebbero essere. Perché un significativo e persistente divario di genere continua a caratterizzare la partecipazione femminile nelle cosiddette discipline Stem (Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). Come si potrebbe modificare?
L’esperienza di Martina Cavallucci, Data scientist all’Istituto Tumori della Romagna Irst - Irccs di Meldola

In un mondo sempre più tecnologico e all’insegna dell’innovazione, paradossalmente i laureati in materie scientifiche continuano a essere troppo pochi. Una mancanza, questa, che diventa ancora più evidente se si guarda al dato relativo alle sole donne. Lo confermano numerose analisi svolte negli ultimi anni, come quella di McKinsey & Company (anche se il numero delle donne laureate supera quello degli uomini, solo un laureato su tre nelle materie Stem è di sesso femminile, più precisamente il 38%).

Il recente focus del rapporto dell’Anvur, l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, rileva come negli atenei italiani il divario di genere nella scelta degli studi sia rimasto praticamente immutato negli ultimi dieci anni. Se nell’anno accademico 2011-2012 gli immatricolati nelle discipline Stem erano per il 60,7% maschi e per il 39,3% femmine, nel 2021-2022 le percentuali restano le stesse. Il rapporto indica anche che, sebbene l’Italia si allinei alla media europea per la presenza femminile nell’ampia area Stem, la percentuale di donne iscritte nei settori delle Ict risulta notevolmente inferiore, attestandosi al 15,1% nel 2021, al di sotto della media europea (19,7%).

 3.141. Sono le borse di studio della Regione assegnate a studentesse universitarie iscritte a corsi in materie Stem negli atenei emiliano-romagnoli, nell’anno accademico 2023/2024. Rappresentano il 18,1% sul totale delle studentesse beneficiarie di borse di studio (17.315) e l’11,2% sul numero complessivo degli studenti (maschi e femmine) beneficiari (27.876). Se consideriamo invece il totale delle studentesse beneficiarie di tutti i corsi (Stem e non), rappresentano il 62%. Queste specifiche agevolazioni (maggiorazione del 20% dell'importo della borsa di studio), pensate per promuovere l’accesso del genere femminile alla formazione superiore nelle materie scientifiche e per ridurre il cosiddetto gap di genere, sono state introdotte a partire dall’anno accademico 2022/23 con le disposizioni del Pnrr: 2.759 borse per studentesse Stem nelle università emiliano-romagnole, su 16.877 studentesse beneficiarie di borse di studio (16,3%) e su 27.155 beneficiari complessivi (10,1%, maschi e femmine).

Stem, a Ferrara le studentesse sono oltre la metà

All’Università di Ferrara la scienza è donna. Mentre secondo l’ultimo rapporto dell'Anvur, in Italia, le studentesse che si iscrivono a un corso di laurea in una disciplina Stem restano una minoranza, nell’Ateneo ferrarese la quota supera il 50% e il trend è positivo. Secondo i dati elaborati dall’ateneo, negli ultimi tre anni le donne immatricolate hanno superato il 60%, e quelle iscritte nell’anno accademico attuale in un corso di laurea Stem sono più del 63%. Se si considera il numero di studentesse delle materie scientifiche del 2022, la quota supera il 54 per cento. Inoltre, altro dato molto significativo, le laureate in area Stem nel 2022 sono il 62,2%.

Cinque scienziate dell’Emilia-Romagna nella top 500 al mondo della classifica di Research.com

Dagli studi di farmaco-epidemiologia ai buchi neri supermassicci, dalle controparti a raggi X dei lampi gamma alle l’analisi delle proprietà delle galassie e degli ammassi e superammassi galattici. Sono alcuni dei campi di ricerca di cinque scienziate – alcune nate in Emilia-Romagna, altre trasferitesi qui successivamente –, attualmente operative a Bologna e tra le prime 500 nel mondo nella classifica stilata dalla piattaforma accademica Research.com per le pubblicazioni scientifiche e le citazioni ricevute.

Si tratta di Eva Negri, epidemiologa dell’Università di Bologna e delle astrofisiche Lucia Pozzetti di Inaf-Oas, Marcella Brusa (Università di Bologna), Elena Pian ed Elena Zucca, entrambe di Inaf. Le cinque scienziate hanno ricevuto un riconoscimento dalla Regione Emilia-Romagna per l’attività svolta.

Women in tech ER - Il podcast

Women in tech ER è il podcast a cura dell'Assessorato Agenda digitale di Regione Emilia-Romagna e Lepida Scpa, che affronta il tema del divario digitale di genere da punti di vista e in settori diversi. I contenuti derivano dall'omonimo ciclo di incontri, svoltosi dal 2021 al 2022, durante i quali, in compagnia di esperte, ricercatrici e amministratrici pubbliche, sono stati approfonditi i temi del Digital Gender Gap.

Il progetto “Ragazze digitali ER”

Summer camp gratuiti, per studentesse del terzo e quarto anno delle scuole superiori dell’Emilia-Romagna, sui temi del digitale e delle sue applicazioni, insieme alle Università di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia, Parma, in collaborazione con gli enti di formazione del territorio.

È “Ragazze digitali ER”, progetto di orientamento della Regione, con il supporto di Art-ER, realizzato con fondi Fse nell’ambito delle attività di Data Valley Bene Comune - Agenda Digitale dell’Emilia-Romagna per il quinquennio 2020-2025. Ha come obiettivo principale l’avvicinamento delle ragazze al digitale, all’informatica e alle loro applicazioni pratiche, in modo divertente e creativo, contribuendo così a ridurre il divario digitale di genere. Un’azione di contrasto, dunque, agli stereotipi e agli ostacoli che ancora oggi limitano la partecipazione delle donne ai percorsi di studio in materia, e di conseguenza alle opportunità professionali negli ambiti a maggiore vocazione tecnico-scientifica, per affermare in questo modo concretamente che il digitale è anche una “cosa da ragazze”.

A cura di Chiara Vergano, Stefano Asprea, Agata Matteucci