Episodio 13 | Giuseppina Drago – Pediatria di libera scelta
Ci sono specialisti che hanno scelto di esercitare la professione nelle Case di Comunità, dove si lavora insieme – medici, infermieri, pazienti, care giver e volontari – per garantire interventi sanitari di qualità e di integrazione sociale. Dove i professionisti seguono le persone con continuità, entrano in contatto con la loro vita quotidiana, con le necessità minute, con i grandi problemi. Ed è qui che lavorano i pediatri di libera scelta, come Giusi Drago. “Essere pediatri comporta una responsabilità particolare – ci spiega – È una professione che richiede grande carica umana e capacità di accogliere e di farsi accogliere”. La dottoressa Drago esercita presso la Casa del Navile, unica in Italia aperta 24 ore su 24 con la presenza del Cau, Centro di assistenza territoriale dove i cittadini possono rivolgersi a qualsiasi ora per urgenze mediche non gravi. Una Casa di Comunità che è anche la casa di Giusi: un edificio di 7.500 mq dove un intero piano, il terzo, è il campo operativo del suo gruppo di lavoro, specialisti preparatissimi a cui affidiamo il bene più prezioso: la salute dei nostri bambini.
Trascrizione
Specialmente Pubblici
Episodio 13 | Giuseppina Drago – Pediatria di libera scelta
Ci sono specialisti che hanno scelto di esercitare la professione nelle Case di comunità, dove si lavora insieme: medici, infermieri, pazienti, caregiver, volontariato, per garantire interventi sanitari e di integrazione sociale. Dove i professionisti seguono le persone con continuità ed entrano in contatto con la loro vita quotidiana, con le necessità minute e con i grandi problemi. Ed è qui che lavorano i pediatri di libera scelta, come Giusy Drago; quelli a cui affidiamo il bene più prezioso.
Specialmente Pubblici è la seconda serie del podcast prodotto da Regione Emilia-Romagna per rafforzare la consapevolezza che il servizio sanitario nazionale e quello regionale sono un patrimonio collettivo di grandissimo valore. Un patrimonio fatto di specializzazioni, di équipe e persone che si distinguono anche per riconoscimenti conseguiti in Italia e all'estero. Donne e uomini che hanno scelto di compiere ogni giorno un passo in avanti per continuare a garantire le migliori cure a tutti, nessuno escluso.
Giuseppina Drago, pediatra di libera scelta della Casa della comunità Navile di Bologna – Bene, mi presento: sono Giuseppina Drago, mi chiamano tutti Giusi, sono una pediatra e sono una pediatra di libera scelta. Una volta ci chiamavano pediatri di famiglia, altre volte pediatri di base. Adesso pediatri di libera scelta perché deve essere garantita la libera scelta da parte delle famiglie per scegliere il pediatra che meglio sia più congeniale alla loro volontà.
Essere pediatra comporta una responsabilità particolare. È una professione che richiede grande carica umana e capacità di accogliere e di farsi accogliere. È così per la dottoressa Drago, che esercita presso la Casa della comunità Navile, unica in Italia aperta 24 ore su 24, con la presenza del CAU, Centro di assistenza territoriale, dove i cittadini possono rivolgersi a qualsiasi ora per urgenze mediche non gravi.
Drago – Mi viene da pensare in questo momento a una cosa molto bella, che mi disse poco tempo fa una mamma. Mi è venuta a salutare con la figlioletta che ha compiuto 14 anni. Noi siamo pediatri, possiamo assistere i bambini da 0 a 14 anni o, in alcuni casi, in presenza di patologie croniche, dai 14 ai 16 anni. Questa ragazzina era venuta a salutarmi e la mamma mi disse una cosa che mi ha colpito tantissimo e mi ha fatto riflettere: “Dottoressa, mi ricordo ancora la prima frase che lei mi ha detto quando sono entrata per la prima volta nel suo ambulatorio”. Allora io ho detto: “Dio mio, speriamo che abbia detto qualcosa di giusto, qualcosa di corretto, qualcosa che le sia servito nella vita”. Lei mi aveva portato una bimba, cioè, io avevo detto che lei mi aveva portato una bimba sana, e che quindi quella bimba di pochi giorni di vita è una bimba sana, per cui io sono una pediatra che ti devo seguire nella crescita in salute di questa bambina. Poi verranno le malattie, avremo modo eventualmente di identificarle, di curarle, laddove non sarò in grado solamente io di affrontare le problematiche di malattia, ci faremo aiutare da altri professionisti, ma in questo momento io ti accompagnerò come una figura di sostegno… e poi tante altre cose che insomma riguardavano proprio l'approccio al bambino senza medicalizzazioni. Ecco, questo è fondamentalmente un po' quello che dobbiamo rimarcare sempre di più.
Ci racconta il suo lavoro nel paese delle culle vuote? Cosa fa oggi un pediatra di libera scelta?
Drago – Sono una pediatra, a me piace di più definirmi ancora pediatra di famiglia, perché entriamo nelle famiglie, abbiamo a che fare con i bambini fin da subito, ma non solo con i bambini, ma con tutta la famiglia. Conosciamo di una famiglia tutto, sappiamo anche se c'è un gatto, se c'è un cane, tutto quello che succede. E ahimè sappiamo a volte anche, insomma… abbiamo delle informazioni che vanno al di là di quella che può essere apparentemente la nostra professione, ma che invece hanno tanto a che fare con la nostra missione. Perché dico missione? Perché credo che l'attività e il lavoro di una pediatra – di qualunque altro medico, di qualunque altra specialità, in particolare adesso – per quello che riguarda la mia figura, la pediatra, sia forse un po' missionaria, una missione: portare qualcosa di diverso, portare qualcosa di buono, portare qualcosa di costruttivo. E allora io lo faccio facendo il mio lavoro e quindi sulla scia della professione. Però in questa professione bisogna metterci tantissimo, tanta carica umana, tanta carica personale, tanta volontà anche di educare anche gli altri, non solo su quelli che sono temi o aspetti prettamente sanitari, di salute, di malattia, ma a 360 gradi, temi che riguardano la persona, una persona che nella fattispecie per noi sono dei bambini, saranno delle persone adulte di domani.
Grazie al vostro lavoro, la Casa della comunità Navile è considerata un'eccellenza del servizio sanitario regionale. Che cos'ha di speciale?
Drago – Si è speciali facendo bene e facendo in maniera appropriata le cose normali. Non mi sento di essere un'eccellenza, laddove l'eccellenza è qualcosa di particolare, mi sento una pediatra normale che fa il suo lavoro e che cerca di farlo in maniera appropriata e se l'eccellenza è questa, è una pediatra che cerca di perseguire, di realizzare l'eccellenza per dare agli altri un servizio di eccellenza. Devo dire che in tutto questo mi è stato favorevole il luogo dove lavoro, perché il luogo dove lavoro – io lavoro dentro una Casa della comunità, la Casa della comunità Navile della città di Bologna, dell'Asl di Bologna – è stata una delle prime Case di comunità e prima ancora nel 2018, quando è stata inaugurata, è stata una Casa della salute. Ai tempi era definita Casa della salute, poi Casa di comunità. Comunque la terminologia che è rimasta è quella di “casa”. Una casa che cos'è? Un edificio. Ma è un edificio che è fatto di mura, è fatto di porte, è fatto di finestre, è fatto di gente, di persone che entrano ed escono, di padroni di casa, ma anche di ospiti.
Ci spieghi meglio cos'è una Casa della comunità. Cosa succede nelle stanze e nei corridoi di questo luogo di cura e promozione sociale? E chi sono gli abitanti?
Drago – Allora, io ho concepito che dentro la Casa della comunità io sono… un po’ faccio parte del gruppo dei padroni di casa che deve accogliere il pubblico, che deve accogliere i bisogni, che deve accogliere le persone che vengono nella Casa della comunità, i cui i bisogni non sono necessariamente solo ed esclusivamente di salute. Perché i bisogni delle persone diventano bisogni di salute qualora quelli che sono bisogni primari, bisogni sociali e i bisogni di altra natura non vengono accolti, non vengono soddisfatti per quello che sono e così rischiano di diventare bisogni di salute. Penso a tante problematiche sociali, a tante problematiche di vita, di sopravvivenza, di stili di vita. Io lavoro e sono in un territorio abbastanza vario, ricco. Io tra i miei assistiti – adesso non dico pazienti perché qualcuno mi ha detto “ma sono pazienti quando sono ammalati, sono i tuoi assistiti” – tra i miei assistiti ho tante famiglie di tutte le estrazioni sociali, con bisogni che possono essere l'uno all'opposto rispetto all'altro. E la ricchezza è anche quella.
L'uguaglianza è un concetto cardine della medicina universalistica, ma non possiamo più darlo per scontato. Oggi più che mai, è necessario ricordare perché che è così importante.
Drago – Perché se pensiamo che la salute è un diritto, è un diritto di tutti, noi dobbiamo creare uguaglianza, per cui se nel mio ambulatorio viene il professionista che non ha problemi di un certo genere e viene quella famiglia che invece ha problemi giornalieri di come tirare avanti, io devo sapere garantire ad entrambi lo stesso servizio. Devo garantire e soprattutto raggiungere l'obiettivo, che è l'obiettivo di salute o l'obiettivo, appunto, di salute nel senso di mantenere la salute… perché noi nasciamo sani, a parte situazioni particolari di malattie con cui si nasce, la maggior parte delle malattie noi le acquisiamo durante la nostra crescita. E la prevenzione di cui si parla tanto non è poi così una cosa particolare, questa cosa così che sembra schematica, che debbano fare solo alcuni, ma fare prevenzione è anche dire quali sono le cose normalissime da fare durante la giornata, gli stili di vita, quelli che sono i comportamenti quotidiani. E a volte noi diamo per scontato che tutti debbano conoscere quali sono i comportamenti sani, quali sono i comportamenti salutari. Invece poi scopriamo [che non è così], quando magari ci viene il bambino che è un pochino più grassottello e allora lì cerchiamo con tanto tatto, con tanta discrezione, cerchiamo di affrontare il problema direttamente col bambino se è un po' più grandino, e in grado di capire…
La relazione con il cibo è un tema delicatissimo oggi, per i bambini e gli adolescenti. Anche l'apporto degli specialisti è fondamentale per costruire una relazione sana con l'alimentazione fin dai primi anni di vita.
Drago – Io sono una che coinvolge molto in prima persona i bambini e poi, attraverso l'intermediazione delle famiglie e dei genitori, mi rivolgo anche a loro. Quindi quando affronto, per esempio, il discorso del sovrappeso, e poi ti accorgi quando cominci a parlare di alimentazione, di stili di vita, ti accorgi che per loro magari è normalissimo mangiare – ed è sano e salutare – mangiare la merendina piena di grassi brutti, piena di sostanze nocive ed è anche normale. È normale perché mai nessuno gli ha detto che non va bene, ma forse è normale anche perché si possono permettere anche quello. E allora ecco, il lavoro diventa un lavoro quotidiano di educazione, di educazione ai comportamenti corretti, di educazione a una crescita sana, soprattutto. Ecco, la Casa della comunità mi dà questa possibilità. La Casa della comunità è una casa dove noi pediatri… parlo un po' al plurale perché sono entrata nella Casa della comunità Navile, che prima si chiamava Casa della salute, a marzo del 2018, perché credevo in un progetto di collaborazione, in un progetto di lavoro multiprofessionale, di un lavoro in team, di un lavoro fatto di professionisti che stanno nello stesso luogo ma che sono anche aperti a professionisti che stanno fuori. Sono entrata lì da sola, nel frattempo ho avuto la possibilità di coinvolgere anche altri tre pediatri come me, di libera scelta, pediatri di famiglia, abbiamo creato un gruppo, abbiamo creato un piccolo modellino che poi pare che stia diventando il modello a cui devono adeguarsi un po' tutti i pediatri.
Queste esperienze di collaborazione tra professionisti per la medicina territoriale si sono sviluppate un po' in tutto il territorio regionale e ora sono diventate un modello formalizzato.
Drago – Per adesso noi abbiamo un accordo, che è un accordo nazionale, che ci indica quali sono, diciamo, i nostri rapporti con la parte che ci offre la convenzione, con la sanità nazionale, con la sanità regionale. E quello che noi abbiamo fatto all'inizio adesso pare che debba diventare più un modello, un modello virtuoso, cioè non più il pediatra da solo che lavora nel suo ambulatorio isolato, ma pediatri che lavorano insieme, insieme sia fisicamente, qualora insomma i locali lo permettano, ma anche a distanza. Adesso poi io guardo tantissimo a quello che sono tutte queste nuove possibilità, prospettive, la telemedicina, un po' anche sì, l'intelligenza artificiale, ma soprattutto anche il lavoro anche a distanza.
Lei è siciliana e ha fatto la pediatra di libera scelta in Sicilia per 10 anni.
Drago – Sono una pediatra che ha vissuto due vite: una vita dove ha fatto un'esperienza dove si doveva arrangiare per fare certe cose, dove andare a cercare la compagnia di altri professionisti, e una vita, invece, qui a Bologna, dove invece sono circondata da professionisti. Io qui ho trovato un sistema organizzatissimo, il fascicolo sanitario, noi ne godiamo già da tempo, e in Sicilia ancora nulla. E il flusso informativo… Noi utilizziamo molto il progetto Sole, attraverso il quale ci sono questi flussi di informazione che vengono dall'esterno verso di noi. Il rammarico è, per esempio, che si potrebbero creare anche dei flussi da parte nostra verso l'esterno; mi spiego meglio: un mio paziente accede in pronto soccorso e io in tempo reale ricevo una notifica con il referto dell'accesso in pronto soccorso del mio pazientino. Ed è bellissimo: un mio paziente fa un esame e io ricevo la notifica del referto di quell'esame. Sarebbe ancora più bello se si potesse realizzare anche un flusso bidirezionale, cioè che quando accede in pronto soccorso è il medico del pronto soccorso che può vedere se io l'ho già visto la mattina, se l'ho visto il giorno prima, se l'ho visto: cioè perché questo bambino è andato in pronto soccorso, soprattutto se va di sua iniziativa e non è inviato da me. Ecco, penso a tante cose che si possono realizzare. Tanti, tanti sviluppi che si possono avere che nascono dalla pratica.
Nella Casa della comunità Navile – un edificio che non è piccolo, visto che si sviluppa su 7.500 metri quadri – un intero piano, il terzo, è il campo operativo del suo gruppo di lavoro. Ci racconti cosa fate, cosa avviene nelle vostre stanze?
Drago – Noi siamo in una struttura dove nello stesso piano se mi viene una mamma con il bimbo piccolo e faccio una prima visita o la seconda visita in epoca neonatale e mi accorgo, per esempio, che la mamma è un po' tristina, che la mamma ha bisogno di un supporto, che c'è un piccolo sospetto di quella famosa depressione del postparto o ci sono anche situazioni familiari, situazioni di coppia che possono influenzare tantissimo, a me riguardano perché comunque la salute di una famiglia è la salute del bambino con cui io ho a che fare. E lì mi alzo, vado nella stanza accanto, parlo con l'ostetrica, l'ostetrica magari già mi dice che può dare un appuntamento alla mamma. Ecco, sono tutte situazioni che esistono per questo. E sono situazioni dovute alla buona pratica, perché noi siamo lì e siamo vicini. Ma sono, diciamo… opportunità che dovrebbero essere strutturate, che se strutturate – come sembra che debbano essere realmente – possono riguardare veramente tutti.
Giusi, la sanità pubblica che cos'è per lei?
Drago – La sanità pubblica che cos'è? La sanità pubblica è come la salute. Mi piace dire questa frase che molto spesso dice una persona a me molto vicina, che dice che la sanità pubblica è come la salute: te ne accorgi quando l'hai persa di che cos'è. E quindi faremo di tutto per mantenerla e per portarla avanti. Io mi sono ispirata a una figura – io sono una credente praticante, ma nel mio lavoro sono laica – però mi sono ispirata nel mio lavoro a una figura che è un grande medico che è stato fatto santo. Sì, San Giuseppe Moscati, che era il medico dei poveri. Credo che partire con l'obiettivo di curare tutti, di sostenere tutti indipendentemente dal fatto che possano permetterselo o no, credo che questa sia stata una conquista che hanno fatto prima di noi i nostri padri costituzionali, poi tutti i medici e tutte le personalità, ministri sia dal lato politico che dal lato professionale, che hanno garantito tutto questo negli anni. E allora finché io lavorerò e finché avrò la forza cercherò di mantenere sempre di più questo mio aspetto della professionalità, che è quello dell'essere pubblico, dell'essere gratuito e dell'essere uguale per tutti.
Specialmente Pubblici è un podcast prodotto da Regione Emilia-Romagna. Direzione artistica e voce narrante sono di Mimma Nocelli. Il progetto editoriale è di Homina Comunicazione. Postproduzione e sound design sono di Fonoprint.