Trascrizione

Specialmente Pubblici

Episodio 5 | Vanni Agnoletti – Traumatologia

Unità di tempo, di luogo e di azione. A uno sguardo non esperto, la traumatologia sembrerebbe rispondere ai canoni del racconto. Non a caso è la più rappresentata dai medical drama.

(rumore di ambulanze, grida)

La traumatologia è la sola delle specializzazioni ad occuparsi di eventi violenti e improvvisi. Richiede alte competenze, non ammette indecisioni e sprigiona tanta adrenalina.

Vanni Agnoletti, direttore dell’unità operativa Anestesia e rianimazione dell’Ospedale Bufalini di Cesena e responsabile Siat, Sistema integrato di assistenza ai traumi - Questo mestiere brucia, brucia dentro, ti cambia. Questo mestiere alla lunga ha un prezzo, ti consuma. Lo devi fare solamente se hai della passione.

Specialmente Pubblici è la seconda serie del podcast prodotto da Regione Emilia-Romagna per rafforzare la consapevolezza che il servizio sanitario nazionale e quello regionale sono un patrimonio collettivo di grandissimo valore. Un patrimonio fatto di specializzazioni, di équipe e persone che si distinguono anche per riconoscimenti conseguiti in Italia e all'estero. Donne e uomini che hanno scelto di compiere ogni giorno un passo avanti per continuare a garantire le migliori cure a tutti, nessuno escluso.

(voci concitate di ospedale da medical drama)


Agnoletti - Se qualcuno ha un incidente grave in Romagna, nell'87% dei casi viene portato al Bufalini.

Continua il nostro viaggio nell'Ospedale Bufalini di Cesena, dove incontriamo il professor Vanni Agnoletti, direttore dell'unità operativa di anestesia e rianimazione, responsabile del SIAT, il Sistema Integrato di Assistenza ai Traumi.

(voci concitate di ospedale da medical drama)

Agnoletti - Queste cose ti entrano dentro e te le porti a casa. Quindi negli anni impari a rimanere distante.

Rimanere distanti, mantenere il sangue freddo, pur di fronte al rischio di perdere delle vite, fare di tutto per salvarle. Come può iniziare una storia come quella del professor Agnoletti?


Agnoletti - Ho fatto l'anestesista. Ho lavorato qua a Bologna e poi ho lavorato a Forlì e poi sono diventato direttore di anestesia a Reggio Emilia e poi a Cesena. Ho iniziato da giovane, insomma. Quindi ho imparato il valore del rapporto col paziente sul campo e me lo sono portato dietro fino anche adesso da direttore.


Trauma, la sola parola fa paura. Ma oltre al sangue freddo, cosa occorre per fronteggiarlo nel più efficace dei modi?


Agnoletti - Il trauma per il 70, l'80% è organizzazione. Quindi la mia responsabilità è far sì che i miei e tutto il team Traumi possa lavorare nel modo migliore. Quindi organizzo il lavoro del Trauma Team che a Cesena funziona 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Quindi c'è sempre qualcuno che è in grado, che è pronto a gestire il trauma.


In Emilia-Romagna i SIAT, Sistemi Integrati di Assistenza ai Traumi, sono tre: l'Ospedale Universitario di Parma per l'area occidentale, l'Ospedale Maggiore di Bologna per quella orientale e il Bufalini di Cesena per tutta la Romagna.


Agnoletti - Noi gestiamo circa, durante l'inverno, 1.200.000 abitanti, durante l'estate 2.500.000 di abitanti. Nell'arco di tanti anni siamo passati da una centralizzazione del 43%, cioè su 100 traumi 43 arrivavano al Bufalini, e l'anno scorso e quest'anno siamo all'87%. Quindi praticamente se qualcuno ha un incidente grave in Romagna, nell'87% dei casi viene portato al Bufalini.


Un trauma center di alta specializzazione fa cose straordinarie, ma è molto oneroso per la collettività. Cose che non hanno prezzo.


Agnoletti - Questa è la nostra mission, ci identifica, è il nostro obiettivo e noi dobbiamo raggiungerlo tutti gli anni. Diciamo che lo facciamo non in modo esclusivo, come fanno gli americani, ma inclusivo, cioè noi non facciamo solo quello e il paradosso è che per essere così performanti da una parte dobbiamo avere una controparte che è tutto il resto. Quindi la chirurgia normale, generale, l’otorino, la vascolare, la maxillo. Noi abbiamo tutte le specialistiche a Cesena e questo bilanciamento ci aiuta ad essere molto performanti, a raggiungere certi livelli di eccellenza anche dall'altra parte. Quindi è un binomio utile nella cura del malato.


Il rapporto col paziente si impara da giovani, e lo si trasmette perché è uno dei valori aggiunti della sanità pubblica: non solo l'organizzazione, ma anche il contatto col malato, e non solo col malato, ma anche con i parenti, con tutto ciò che c'è attorno al malato e che a volte si dimentica.


Agnoletti - Io sono stato cresciuto in questo modo e cerco di trasmetterlo ai miei. Per noi sono tutti pazienti importanti. Sicuramente l'apice influenza la base. Quindi quando un direttore la pensa così, trasmette questo messaggio anche ai suoi collaboratori, ecco. Questo sì, i miei maestri me l'hanno trasmesso e io lo trasmetto.


Avere buoni esempi è una grande opportunità per chi sa accoglierla. Avere voglia e talento per diventare a nostra volta maestri è qualcosa di più. Il professor Agnoletti ci racconta del suo maestro, il dottor Giorgio Gambale, mancato qualche anno fa.


Agnoletti - Lui mi ha aiutato a crescere e a cambiare. Paolo Conti direbbe: “il maestro ce l'hai nell'anima”, io ce l'ho nell'anima. Lui lavorava sui difetti e anche sui pregi e quindi accettava il fatto che essendo giovane tu potevi sbagliare e dovevi correggerti. Investiva sui giovani e credeva nei malati, i malati erano al centro. Sicuramente sono stato influenzato da lui, ma sicuramente avevamo le stesse idee sul percorso di cura, per cui mi è stato facile seguirlo. Più che cose tecniche, lui ha lavorato sull'aspetto umano e quindi mi ha formato, è stato veramente il mio maestro.


Maestri, allievi, generazioni di medici motivati che si passano il testimone. Sembrerebbe un mondo perfetto, ma la sanità pubblica è davvero ancora così?


Agnoletti - La sanità pubblica è quello per cui molte persone hanno lottato, alcune sono morte, è un valore enorme. Ovvio che io non vivo fuori dal tempo, so benissimo che è difficile mantenerla con i finanziamenti che ci sono. Forse va ripensata, va rimodulata, riorganizzata, non siamo noi quelli che devono farlo. Sicuramente però possiamo dare dei suggerimenti, dei consigli. E oggi mi sento di dire che a volte noi non siamo ascoltati. Però va preservata. Bisogna cercare di trovare modelli nuovi per salvare quello che è possibile salvare. Altrimenti verrà distrutta e sono qua proprio perché voglio difenderla o voglio provare a salvarla, ecco. Noi dobbiamo dire che questo è il limite oltre il quale è inaccettabile andare indietro.


Siamo cresciuti dando per scontata l'assistenza sanitaria universalistica. Quando nelle serie televisive americane vediamo quelle bellissime cliniche, dove a un certo punto arriva il malato insolvente, magari un bambino, e si organizzano le raccolte fondi, seguiamo queste storie continuando a pensare che per fortuna, niente di tutto questo ci potrà mai accadere.


Agnoletti - Secondo me oggi non abbiamo la percezione esatta di cosa voglia dire sanità pubblica. Ma anche i medici non ce l'hanno, anch'io, perché io ho dato per scontato per anni la sanità pubblica, e invece… oggi non è più così, non è più scontata, non è più... Noi abbiamo una colpa che è quella che eravamo occupati a stare dentro le terapie intensive, dentro le sale operatorie, dentro gli ospedali, e quindi abbiamo demandato ad altri questo tipo di consapevolezza. E poi piano piano ci è sparita. Invece oggi, secondo me, noi dobbiamo alzare un po' la testa dal quotidiano. Oggi non può capirlo il cittadino se non lo capiamo anche noi medici. Forse dovremmo un po' cercare di far capire alle persone quant’è importante la sanità pubblica.


Lasciamo l'ospedale Bufalini, dove si lavora affinché la vita possa ricominciare, anche dopo un trauma gravissimo. Andiamo nella provincia di Modena, per affrontare nella prossima puntata un compito diametralmente opposto. Quando si giunge al limite estremo, sapendo che la vita non potrà ricominciare, cosa succede? Cosa fa il nostro servizio sanitario per pazienti e familiari?


Specialmente Pubblici è un podcast prodotto da Regione Emilia-Romagna. Direzione artistica e voce narrante sono di Mimma Nocelli. Il progetto editoriale è di Homina Comunicazione. Postproduzione e sound design sono di Fonoprint.