Quella là coi cani
Cristina abita in un casolare in pietra sopra Modigliana. Lo condivideva con trenta cani, oggi rimasti in dieci: tutti gli altri portati in salvo insieme al gallo Natalino e le capre, quando la natura ha spaccato campi e versanti. Non un allevamento, ma una famiglia. Ed è meglio restare fuori casa: dentro Yennefer partorirà quattro cuccioli, lasciamola riposare
In paese mi chiamano Quella là coi cani”. Cristina lo dice facendo spallucce, mentre punta il dito giù, al centro abitato della sua Modigliana, che però da lì non si vede. Alla base di Modigliana, Cristina ci è nata e cresciuta, poi sedici anni fa ha deciso di salire su per via Lago e venire ad abitare in un silenzioso casolare in pietra, a quattrocentodieci metri di altezza.
Assieme alla mamma, il marito di lei e i suoi dieci cani. Prima dell’alluvione erano trenta. Razza Australian Shepherd, che però non vengono dall’Australia ma dall’America. “Sono magici sai? Sono stati loro a farmi capire che di cani sapevo poco, e così mi sono appassionata all’educazione cinofila. Ho fatto il primo corso da operatore, poi quello da educatore e adesso collaboro con istruttori che vengono qui per lavorare col mio branco”. Ma non è un allevamento, puntualizza spesso, piuttosto “una cucciolata casalinga” di sette, otto cani l’anno al massimo. Vivono negli spazi di casa con lei, “perché dal punto di vista etologico è più interessante, vedi come ragiona e lavora il gruppo, in un box non vedi niente”. Mentre parla abbaiano curiosi sporgendo i musi oltre le inferriate di casa. Hanno il pelo a macchie bianche, nere, rosse, marroncino chiaro (la più comune), con basi di quattro tipi e mantelli che possono essere in sedici modi diversi. E qui ce ne sono molti.
Cristina alterna il racconto dei suoi cani a quello dell’alluvione, lo fa indicando sempre col dito pezzi di montagna che prima di un anno fa c’erano e poi, la notte tra il 2 e il 3 maggio 2023 sono rotolati giù assieme agli alberi, mangiando le strade intorno, l’orto, l’aia, il pollaio e una rosa color glicine. “L’avevo cercata tanto quella rosa, con quel colore, poi finalmente l’avevo trovata e piantata, proprio il giorno prima. È cambiato tutto qui intorno, ma la casa per fortuna è rimasta su”.
Anche l’orizzonte è un altro. “Vedi lì? Se venivi prima c’era un acero di venti metri come quello che invece è rimasto là. Vedi qui? Qui era tutto pari, e quello è lo smanco della frana che adesso è stata lavorata, ma un anno fa c’era solo la voragine. E quel campo laggiù di quattro ettari? Si era spaccato a fette come quando il macellaio fa la costata”.
Cristina, prima dell’alluvione, aveva quattro galline e il gallo, Natalino. Sono evacuati tutti a valle con il trasportino dei cani sopra il carrello portapacchi. “Adesso Natalino quando mi vede scappa, in effetti in quei giorni per prenderlo gli abbiamo fatto tanti di quei trappoloni”. Sono state portate via anche le pecore e le capre; ne è rimasta solo una perché non si fa prendere.
Hanno fatto lo stesso anche gli Australian Shepherd. Quella mattina di un anno fa, quando Cristina ha capito che non poteva aspettare oltre. Ha contattato una serie di persone fidate e ottenuto in mezz’ora ospitalità per i suoi cani in tutta Italia. Uno alla volta li ha portati giù per un rivale di due chilometri e mezzo, a piedi. Una signora del paese le ha messo a disposizione una stalla che non usavano, Cristina ci ha dormito col sacco a pelo. “In una settimana vuoi sapere quanti chilometri a piedi ho fatto? Centottanta. Ma ho salvato tutti gli animali in pochi giorni”.
Alcuni cani sono andati a Civitavecchia, due a Firenze, altri in Veneto, due a Faenza, sei a Forlì e due a Fratta, tre adulti e una cucciolata in Piemonte, tranne il Nano che è rimasto con lei. “Ho tenuto con me gli anziani e quelli più difficili da adottare”.
“Ma li vado a trovare spesso, sai, per vedere come stanno. Solo che alcuni quando mi vedono si voltano dall’altra parte, questo fa male, perché io l’ho fatto per loro ma loro non lo sanno. Mi mancano tanto, è normale, ma non posso riportarli qui, li destabilizzerei un’altra volta e poi non si sa come andrà la stagione perché quando piove le frane si muovono e resto isolata, fa paura. Per ricostruire la mia strada ci vogliono quindici milioni di euro”.
Anche oggi, dopo un anno, quando piove Cristina non riesce a dormire, ricorda il rumore della natura che si rompe, corre in paese e va al supermercato, fa la scorta per un mese. Pensa che forse dovrebbe comprarsi un camper e andare a vivere giù coi suoi cani.
Poi si volta e torna a guardare la casa: “Vi farei entrare ma è meglio di no, dentro c’è Yennefer che tra poche settimane partorirà quattro cuccioli, son giorni delicati e deve stare tranquilla”. Si chiameranno Rocket, Thor, Stark, e Steve, come i supereroi della Marvel.