Il modello organizzativo delle attività (idraulica, versanti, pianificazione urbanistica, infrastrutture e delocalizzazioni); l’ambito territoriale di riferimento (con analisi delle caratteristiche del reticolo idrografico naturale e secondario, degli aspetti geomorfologici, geologici e strutturali di collina, pianura e montagna). Il Piano speciale preliminare analizza molteplici aspetti (inclusi gli eventi meteo di maggio 2023), le aree allagate, i dissesti degli argini, e quelli di versante; compone il quadro delle criticità (reticolo idrografico, versanti), dedica un intero capitolo alla programmazione degli interventi (a partire dai più urgenti già finanziati con le ordinanze del Commissario straordinario), e un altro alle prime strategie di intervento, strutturali e non strutturali, e agli indirizzi di pianificazione, riguardanti i due macro ambiti: il reticolo idrografico e l’assetto e consolidamento dei versanti.

Dare più spazio ai fiumi

Dall’analisi emerge la necessità di dare più spazio ai fiumi, potenziando la laminazione (ovvero la capacità di contenimento) delle piene a monte, arretrando le attuali arginature e rendendole resistenti a fenomeni di tracimazione. Strategie innovative sono da attuare anche per i fenomeni di dissesto di versante, considerata la numerosità delle frane di neoformazione (oltre 80mila) e l’evidente necessità di sviluppare nuovi approcci di gestione anche per le aree non interessate da dissesti. Risulta inoltre necessario un miglioramento delle attuali capacità di previsione degli aspetti meteorologici, idraulici e idrogeologici per valutare con maggiore accuratezza gli effetti attesi al suolo. A tal fine risulta utile la costruzione di un gemello digitale (digital twin) a scala regionale che possa consentire il monitoraggio, l’analisi e la simulazione di diversi scenari volti al miglioramento della previsione degli effetti al suolo conseguenti a eventi meteorologici estremi.

Casse di espansione e tracimazione controllata

Per quanto riguarda sempre l’aspetto idrografico, particolare attenzione dovrà essere posta alle azioni maggiormente strategiche, come la realizzazione e il completamento delle casse di espansione, l’abbassamento dei piani golenali nei tratti arginali maggiormente pensili e la tracimazione controllata al di fuori delle arginature principali nonché la delocalizzazione di beni in aree a elevata pericolosità idraulica; al tempo stesso dovranno essere previste azioni per il potenziamento della rete di bonifica. Tra gli indirizzi individuati anche quelli per la gestione della vegetazione ripariale mediante Programmi di gestione a scala di asta fluviale in grado di definire le tipologie e la distribuzione spazio-temporale degli interventi necessari a mitigare il rischio idraulico e geomorfologico, tutelando laddove possibile il valore naturalistico e paesaggistico. E poi gli indirizzi per la gestione degli animali fossori con il censimento delle specie, la definizione di densità obiettivo e della crono programmazione degli interventi e l’avvio del monitoraggio e delle azioni di controllo. Un altro degli aspetti chiave affrontati dal Piano è quello degli indirizzi per ponti e manufatti di attraversamento dei corsi d’acqua esistenti e di progetto con annessa valutazione di compatibilità idraulica, adeguamento o miglioramento delle infrastrutture, e manutenzione dell’opera e dell’alveo.

Al tempo stesso, anche in relazione ai fenomeni di dissesto di versante, dovranno essere individuate quelle criticità che ad oggi non hanno associato interventi finanziati nelle ordinanze commissariali, per definire le principali linee misure di intervento che riguardano i versanti: non strutturali, come le attività di previsione, sorveglianza e monitoraggio; la regolamentazione dell’uso del suolo nelle aree interessate da fenomeni di dissesto di versante in atto o potenziale; il mantenimento delle condizioni di assetto del territorio e dei sistemi idrografici nel territorio collinare montano. Ma anche misure strutturali, come la gestione del deflusso delle acque meteorica; la stabilizzazione dei versanti; il mantenimento o il ripristino delle condizioni di equilibrio geomorfologico del reticolo idrografico e delle sue fasce fluviali, ma anche la valorizzazione del paesaggio. Il Piano individua anche un elenco di opere tipo e dei relativi costi in funzione delle classificazioni delle frane e al potenziale di elementi esposti, a supporto delle progettazioni in corso.

Priorità alla pianificazione

Una parte di fondamentale importanza riguarda la pianificazione. In considerazione dell’eccezionalità dell’evento che ha colpito l’Emilia-Romagna, e in ragione dell’impatto che questo ha avuto sull’assetto territoriale, si anticipano nel Piano speciale gli indirizzi normativi per la pianificazione urbanistica e la delocalizzazione di beni in aree a rischio: misure temporanee di salvaguardia per limitare l’aumento del carico urbanistico, escludendo nuove costruzioni nelle aree allagate, o a rischio frana, al di fuori del perimetro urbanizzato, in attesa dell’aggiornamento dei Pai (Piani di assetto idrogeologico).

L’ultimo capitolo riguarda le delocalizzazioni/rilocalizzazioni di edifici/beni in aree a rischio. In questo momento si sta avviando con i Comuni delle aree interessate una prima ricognizione, in relazione agli usi in atto e alle effettive condizioni di rischio, dei manufatti e degli edifici a partire da quelli oggetto delle ordinanze di evacuazione e di inagibilità e a una perimetrazione delle aree non urbanizzate. Laddove i proprietari interessati non si avvarranno della facoltà di delocalizzazione al di fuori delle aree a rischio usufruendo delle incentivazioni, decadono eventuali benefici connessi ai danni derivanti agli insediamenti di loro proprietà a causa delle calamità naturali.