Dare più spazio ai fiumi, potenziando il contenimento delle piene a monte, “arretrando” le attuali arginature e rendendole resistenti alla tracimazione. Elaborare e attuare strategie innovative per i fenomeni di dissesto dei versanti, visto l’elevato numero delle frane (oltre 80mila), in gran parte di nuova attivazione in seguito agli eventi dello scorso maggio. Ancora: misure temporanee di salvaguardia per impedire l’aumento del carico urbanistico, escludendo nuove costruzioni nelle aree allagate, o a rischio frana, al di fuori del perimetro urbanizzato, in attesa dell’aggiornamento dei Piani di Bacino.

Sono, in estrema sintesi, le principali linee di indirizzo contenute nel Piano speciale preliminare, che definisce prime strategie di intervento e gli indirizzi di pianificazione. Previsto dalla legge 100/2023, il Piano è stato redatto grazie all’attività di uno specifico Gruppo di lavoro coordinato dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po.

Entro giugno, il Piano sarà aggiornato e vedrà la luce il Piano speciale definitivo con l’elenco delle opere e degli interventi strutturali e non strutturali. La Regione, inoltre, avvierà a breve un percorso di coinvolgimento attivo delle comunità che sono state interessate dall’alluvione, cittadini, mondo produttivo e amministrazioni. Percorso che punta a una condivisione delle informazioni contenute nei Piani speciali e a un ascolto attivo delle istanze provenienti dai territori.