"Ho combattuto una guerra di tutti i giorni con il cibo, a volte sembrava il mio peggior nemico, altre volte il mio unico alleato" confida Gianluca, un giovane coraggioso che ha superato il difficile percorso dei disturbi alimentari e oggi, come volontario, aiuta altri ragazzi e ragazze che vivono lo stesso problema.  

Ai disturbi alimentari, spesso sottovalutati ma come spiegano gli esperti molto diffusi tra gli adolescenti, è dedicato questo speciale. Si tratta di vere e proprie patologie, che si insinuano nella vita delle persone, mascherate da comportamenti apparentemente normali che in realtà dissimulano un rapporto distorto con il cibo. Tali abitudini, tenute nascoste con cura anche per molto tempo, sono alimentate da pressioni sociali e da ideali falsati di bellezza

Le interviste con due medici esperti - un pediatra e una psichiatria che lavorano per il Servizio sanitario regionale - aiutano a mettere a fuoco cause, sintomi e possibili terapie; ma anche ad identificare i segnali di allarme e a capire come si possono prevenire questi disturbi, e se non è più possibile prevenirli, almeno curarli.   

Infatti, in Emilia-Romagna è presente una rete capillare di strutture e specialisti, che copre tutto il territorio, da Piacenza a Rimini, voluta e sostenuta dalla Regione.

Non sottovalutate i disturbi alimentari. Possono colpire chiunque, soprattutto i giovani, ma con le informazioni corrette e il sostegno adeguato è possibile superarli e condurre una vita serena e appagante, proprio come Gianluca. 

COSA SONO

LE CAUSE

La persona al centro: il percorso diagnostico terapeutico assistenziale

La Regione Emilia-Romagna è impegnata da tempo nella prevenzione e cura dei disturbi alimentari, riconosciuti come una vera emergenza sanitaria. Seguendo le Linee guida nazionali, ha adottato un modello organizzativo innovativo basato sui Programmi PDTA (Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale) delle Aziende Usl e delle Aziende Ospedaliero-Universitarie. Questo approccio mira a creare una rete integrata di servizi che pongono la persona al centro dell'attenzione.  

A gennaio 2022 il Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto superiore di sanità ha presentato i risultati del progetto nazionale CCM “La mappatura territoriale dei centri dedicati alla cura dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione”, presentando il primo censimento in Italia dei servizi ambulatoriali, residenziali e semi-residenziali appartenenti al Servizio sanitario nazionale. In regione Emilia-Romagna è presente il 18% delle strutture pubbliche per i DCA in Italia, e il 33% delle strutture del Nord Italia. 

Nel programma regionale per la cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), vengono coinvolte diverse professionalità e discipline per garantire una diagnosi accurata e un trattamento completo. Le équipe interdisciplinari lavorano in collaborazione per garantire la continuità e la coerenza dei trattamenti e stabilire solide relazioni con i centri specializzati e le strutture della rete dei servizi sanitari. Queste équipe multiprofessionali, presenti in ogni territorio provinciale, includono psicologi psicoterapeuti, medici psichiatri, medici nutrizionisti, dietisti, infermieri e medici neuropsichiatri infantili.  

I trattamenti avvengono attraverso diverse modalità, come il trattamento ambulatoriale, la riabilitazione psico-nutrizionale in day hospital o in residenza e il ricovero ospedaliero per emergenze metaboliche. L'obiettivo principale è offrire un'assistenza completa e personalizzata per favorire il recupero e il benessere dei pazienti.  

Il servizio offerto presta anche attenzione alle famiglie dei ragazzi e delle ragazze in cura, specialmente se minorenni, con attività di sostegno al fine di renderli co-terapeuti. La collaborazione con le associazioni di volontariato e auto-aiuto è molto stretta, soprattutto nell'ottica della sensibilizzazione a questi temi. 

Per maggiori informazioni:

I numeri in Emilia-Romagna 

Come riconoscere l'insorgenza di disturbi del comportamento alimentare in preadolescenza

SEGNALI DI EMERGENZA- Tono dell'umore instabile, frequenti eccessi di rabbia, crescente tensione familiare, comunicazione estremamente problematica, riposo notturno disturbato fino all'insonnia, pensieri suicidari, atti dimostrativi  - Comportamenti autolesivi di varia gravità, vomiti che seguono ogni pasto o continui durante la giornata 

Dall’anoressia si può uscire, e diventare un aiuto per gli altri: la storia di Gianluca - Intervista a Gianluca Melandri

Siamo grati a Gianluca Melandri per aver accettato di condividere con noi la sua esperienza. Nonostante la delicatezza del tema, Gianluca non ha fatto mistero della sua identità. Questa è la sua storia.  

Oggi è un ventinovenne con un lavoro e una vita soddisfacenti, capace di fare del suo passato tormentato uno strumento di cambiamento. L’impegno profondo nella sensibilizzazione ai problemi legati ai disturbi alimentari nasce dalla sua battaglia personale contro l'anoressia nervosa. Con la sua testimonianza, ci ricorda l'importanza del dialogo aperto e della comprensione nell'affrontare queste sfide. 

Tutto è iniziato nell'estate della seconda liceo. Sebbene fosse in forma grazie all'attività sportiva che praticava fin da piccolo, si vedeva con qualche chilo di troppo; decise quindi di eliminare totalmente i dolci dalla dieta e aumentare gli allenamenti. I primi quattro chili persi gli diedero una sensazione di benessere e lo incoraggiarono ad aumentare l'attenzione all’alimentazione, eliminando progressivamente altri cibi e riducendo sempre più le porzioni. 

Nel giro di un anno, il suo peso era sceso di oltre 20 chili. Paradossalmente, mangiare sempre meno e sentire i morsi della fame lo faceva sentire bene, in particolare durante il periodo doloroso della morte del nonno a cui era legatissimo. Per nascondere il suo problema con il cibo e l'eccessiva magrezza, Gianluca ricorreva a vari stratagemmi, come evitare di pranzare con i genitori o inventare di averlo già fatto con qualcun altro. Vestiva con più indumenti uno sull'altro e alternava periodi di scarsissima assunzione di cibo a vere e proprie abbuffate che lo facevano stare male. 

Nonostante tutto, riusciva a nascondere il proprio problema anche a se stesso, fino a quando le discussioni in famiglia non divennero più frequenti. I genitori di Gianluca cominciarono a rendersi conto che qualcosa non andava: fu il padre il primo a intuire che potesse trattarsi di un disturbo alimentare e fu lui a costringerlo a ricoverarsi, spaventato dall’inarrestabile dimagrimento.  

Con la diagnosi di anoressia era iniziato un impegnativo percorso di cura, volto non solo a trattare il disturbo, ma anche a individuarne le cause sottostanti

Gianluca ricorda quanto fosse difficile accettare il ricovero. Per diversi giorni, aveva resistito ostinatamente all'idea di mangiare. Solo dopo una serie di intensi colloqui con psicologi e psichiatri aveva iniziato gradualmente ad alimentarsi. Quei quattro mesi in ospedale erano stati un periodo di sofferenza e introspezione, durante il quale si era dovuto confrontare con la realtà del suo rapporto distorto con il cibo. Come Gianluca stesso dice: "Il cibo a volte sembrava il mio peggior nemico, altre volte il mio unico alleato".  

L'inizio della guarigione fu segnato da una lotta quotidiana fatta di alti e bassi. Alla domanda quanto tempo c’è voluto per guarire, Gianluca risponde con una domanda: "Per me o per i medici?". Infatti, sebbene il percorso con l'équipe medica sia durato in tutto due anni e mezzo, si è sentito veramente guarito solo dopo otto anni. Una battaglia lunga e difficile, che si è conclusa il giorno in cui ha sentito di avere una fame vera, fisiologica. 

Oggi Gianluca ha un rapporto sano con il cibo, che non rappresenta più l'unica ragione della sua vita. Ha un lavoro ed è impegnato personalmente nell’offrire supporto ai ragazzi che stanno entrando nel tunnel dei disturbi alimentari o che stanno cercando di uscirne. 

Racconta che la morte del nonno, l'incapacità momentanea di comunicare nel modo corretto e di far sentire le proprie ragioni nei confronti degli altri sembrando sempre eccessivamente accomodante, possono essere state le cause del suo disturbo. Ma Gianluca non cerca di attribuire colpe, piuttosto vede nella sua esperienza una possibilità di crescita e di aiuto per gli altri

La sua storia è un esempio di come si possa superare un disturbo alimentare, e un monito sull'importanza di prestare attenzione ai segnali di sofferenza che possono nascondersi dietro comportamenti apparentemente innocui. La sua testimonianza è un contributo fondamentale alla sensibilizzazione sui disturbi alimentari, un impegno che Gianluca ha deciso di assumere non solo per sé, ma per tutti coloro che stanno affrontando un’esperienza simile alla sua. 

A cura di Tiziana Gardini, Stefano Asprea e Cristina Gaddi