Arriva il Tour, l’Emilia-Romagna fa la storia
La Grand Boucle per la prima volta in Italia, con la via Emilia grande protagonista, da Rimini a Piacenza
Tre tappe: Firenze-Rimini; Cesenatico Bologna; Piacenza-Torino. Oltre 600 chilometri, nel ricordo di alcuni dei più grandi campioni di sempre, le cui imprese fanno parte della storia del ciclismo, figli indimenticabili di queste terre, come Gino Bartali, Marco Pantani, Fausto Coppi.
Per la prima volta nella sua storia, il Tour de France, la più importante competizione ciclistica al mondo, e fra i tre eventi sportivi più seguiti insieme a Olimpiadi e i Mondiali di calcio, ha scelto l’Italia, con la Grande Partenza da Firenze e dell’Emilia-Romagna: il Grand Départ Florence Emilie-Romagna.
Un appuntamento di straordinario rilievo che dal 29 giugno al 1^ luglio colorerà di giallo tutta la via Emilia.
Un evento storico, senza precedenti, che arriva a cento anni esatti dalla prima vittoria italiana, quella di Ottavio Bottecchia nel 1924 e a vent’anni dalla scomparsa di un altro grande protagonista del Tour, Marco Pantani.
Per la Sport Valley emiliano-romagnola si tratta della consacrazione definitiva come territorio ad alta vocazione sportiva e cornice ideale di grandi eventi di caratura internazionale quale appunto è la Grande Boucle.
Un traguardo non scontato, annunciato a Parigi da Christian Prudhomme, direttore del Tour, nel novembre scorso. E risultato di un progetto lanciato dalla Regione e dal presidente Stefano Bonaccini ormai tre anni fa, diventato oggi realtà grazie a un riuscito lavoro di squadra tra Istituzioni nazionali, regionali e locali, a cui va aggiunta la capacità organizzativa di un intero territorio.
Un evento atteso ormai con trepidazione non solo da sportivi e appassionati ma anche da tutte le comunità che, tra poco, ospiteranno il Tour. Una data che resterà di sicuro nella storia dell’Emilia-Romagna per le grandi emozioni che la gara saprà regalare e per la partecipazione dei tanti che vorranno poter dire “quel giorno c’ero anch’io”.
È imponente il numero degli spettatori previsti nei tre giorni lungo i quali si snoderà il Tour: secondo uno studio commissionato dalla Regione saranno circa 1,8 milioni le persone presenti in Italia, di cui oltre 730 mila solo in Emilia-Romagna. E circa 150 mila le presenze negli alberghi, di cui più della metà in Emilia-Romagna. Numeri che impatteranno in modo positivo sull’economia dell’intero territorio. Si stima infatti un indotto diretto pari a 59 milioni di euro, di cui 29 milioni in Emilia-Romagna. Cifre a cui bisogna aggiungere l’indotto e i benefici indiretti a livello nazionale, ulteriori 47 milioni di euro. E con altri 13 milioni di euro da sommare e che interesseranno le aziende della filiera del ciclismo. Un binomio vincente, quello tra i grandi eventi sportivi e l’Emilia-Romagna, ben evidenziato dallo studio diffuso dalla Regione: per ogni euro speso sono almeno diciotto quelli che ritornano nel territorio, con anche un indubbio riflesso positivo sul turismo. È anche grazie a manifestazioni internazionali come il Tour che, lo scorso anno, si sono sfiorati i 62 milioni di presenze turistiche e i 14,5 milioni di arrivi, superando i numeri del 2019 - ultimo anno prima del Covid – e nonostante la terribile alluvione di maggio che ha colpito soprattutto la Romagna a stagione estiva appena iniziata. Con il grande ritorno dei turisti stranieri che hanno scelto l’Emilia-Romagna come meta di vacanza regalando un incremento in doppia cifra (+14,9% le presenze e +20,7% gli arrivi) rispetto al 2022 e prediligendo spiagge, montagna e città d’arte.
Tornando alle tre tappe, dedicate come detto ad altrettanti indimenticati campioni italiani della storia del ciclismo - Gino Bartali, Marco Pantani, Fausto Coppi -, i percorsi selezionati porteranno la carovana del Tour ad attraversare 38 località dell’Emilia-Romagna: dal mare all’Appennino. E quindi: paesaggio, natura, storia e cultura, città d’arte. A partire dalle due salite più dure di Monte Barbotto e del Colle di San Leo che impegneranno i ciclisti nel corso della prima tappa e che poi si addolciranno all’arrivo sul lungomare di Rimini, la città del Maestro del cinema, Federico Fellini. La seconda tappa con partenza da Cesenatico, città balneare dove ha vissuto e riposa Marco Pantani nel ventennale della morte, si concluderà a Bologna con i suoi portici patrimonio mondiale dell’Unesco dal 2021 e gli impegnativi tornanti del Colle di San Luca, passando per la Cima Gallisterna e l’autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola – in cui dal 2020 si disputa, dopo 14 anni di assenza, una tappa del GP di Formula Uno -, due luoghi legati anche ai Mondiali di Ciclismo del 2020. E infine, la terza tappa da Piacenza a Torino che in Emilia-Romagna si tufferà nel cuore della Pianura Padana, con paesaggi e luoghi che hanno ispirato scrittori del calibro di Gianni Celati, Mario Soldati, Giovannino Guareschi, fotografi come Luigi Ghirri e registi quali Bernardo Bertolucci e Michelangelo Antonioni e che “prende in prestito” alcune strade dalla classica di primavera “Milano-Sanremo”.
Ormai mancano davvero pochi giorni prima di vedere la storica partenza, il Grand Départ Florence Emilie-Romagna. E in attesa di applaudire la maglia gialla con i più importanti ciclisti del mondo, una cosa già si può dire. I tre giorni del Tour in Emilia-Romagna saranno di sicuro una grande e bella festa popolare. Perché questo è da sempre il ciclismo, uno sport di fatica e sudore che va sulle strade, tra i paesi e tra la gente. Capace come pochi altri di suscitare autentiche passioni ed emozioni. Uno sport che in Emilia-Romagna vanta solide tradizioni ed è ancora oggi tra i più amati, seguiti e praticati da tutti: adulti e bambini, professionisti, dilettanti e amatori. Sarà per questo che in Emilia-Romagna sono ormai più di 2.500 i chilometri percorribili su piste ciclabili - 900 realizzati negli ultimi anni con contributi regionali - e 171 chilometri di ciclovie nazionali Sole, Vento e Adriatica.
Per praticare uno sport che ha saputo regalarci grandi campioni entrati nella leggenda. Abbiamo già detto di Bartali (il Gigante della Montagna), Pantani (il Pirata) e Coppi (il Campionissimo), a cui le tre tappe italiane del Tour sono dedicate, ma non dobbiamo dimenticare il grande Ercole Baldini, soprannominato il Treno di Forlì e inserito nella hall of fame del Giro d’Italia, vincitore nel 1959 di una tappa Tour e che sarà celebrato a Faenza, nella città più vicina al suo luogo di nascita.
Un legame profondo quello tra il Tour e l’Italia. Sono sette i nomi da iscrivere nel palmares che hanno guadagnato ben dieci vittorie: oltre a Ottavio Bottecchia (il Maestro del Friuli), sul podio nel 1924 e poi nel 1925; Gino Bartali vincitore nel 1938 e nel 1948. E con lui Fausto Coppi, primo nel 1949 e 1952. E poi Gastone Nencini (il Leone del Mugello) nel 1960 e Felice Gimondi (Felix de Mondi) nel 1965. Fino a Marco Pantani, l’amatissimo Pirata, miglior giovane del Tour nel 1994 e 1995, vincitore nel 1998, con il trionfo sul Galibier, nello stesso anno in cui aveva conquistato il Giro d’Italia, e a Vincenzo Nibali (lo Squalo), l’ultimo italiano a trionfare nella Grande Boucle nel 2014.