• Realizzare un investimento senza precedenti sulle persone, a partire dai giovani.
  • Accelerare la transizione ecologica, assegnandole un carattere di piena trasversalità e accompagnandola attraverso azioni volte a generare nuove imprese, nuovo lavoro e nuove competenze e aggiornare le professionalità.
  • Rimettere al centro il lavoro e il valore dell’impresa, dalle piccole alle più grandi, del pluralismo imprenditoriale e diffuso, della cooperazione e del lavoro sociale.
  • Orientare la rivoluzione digitale verso un nuovo umanesimo perché l’evoluzione della tecnologia sia un diritto, un bene al servizio dei bisogni delle persone, della coesione, della competitività e dello sviluppo sostenibile
  • Promuovere innovazione sociale quale imprescindibile strumento di sviluppo e di democrazia.
  • Assegnare centralità al welfare come strumento di equità sociale e di contrasto alle diseguaglianze.
  • Garantire un nuovo protagonismo alle città, agli atenei e ai territori.
  • Rilanciare gli investimenti pubblici e privati, cogliendo tutte le opportunità offerte da politiche e programmi dell’UE e privilegiando interventi che garantiscano occupazione diretta e indiretta.
  • Intraprendere un processo di semplificazione per ridurre la burocrazia e innovare la PA: non una deregolamentazione, ma un innalzamento del livello della legalità, dei diritti e della giustizia sociale.

Gli obiettivi strategici sono quattro:

  • Emilia-Romagna, regione della conoscenza e dei saperi - Investire in educazione, istruzione, formazione, ricerca e cultura: per non subire il cambiamento ma determinarlo; per generare lavoro di qualità e contrastare la precarietà e le disuguaglianze; per innovare la manifattura e i servizi; per accelerare la transizione ecologica e digitale
  • Emilia-Romagna, regione della transizione ecologica  - Accelerare la transizione ecologica, avviando il Percorso regionale per raggiungere la neutralità carbonica prima del 2050 e passando al 100% di energie pulite e rinnovabili entro il 2035; coniugare produttività, equità e sostenibilità, generando nuovo lavoro di qualità
  • Emilia-Romagna, regione dei diritti e dei doveri - Contrastare le diseguaglianze territoriali, economiche, sociali, e di genere e generazionali che indeboliscono la coesione e impediscono lo sviluppo equo e sostenibile
  • Emilia-Romagna, regione del lavoro, delle imprese e delle opportunità - Progettare una regione europea, giovane e aperta che investe in qualità e innovazione, bellezza e sostenibilità: per attrarre imprese e talenti, sostenendo le vocazioni territoriali e aggiungendo nuovo valore alla manifattura e ai servizi.

Quattro sono anche i processi trasversali:

  • Trasformazione digitale  - Realizzare un grande investimento nella trasformazione digitale dell’economia e della società a partire dalle tre componenti imprescindibili: infrastrutturazione, diritto di accesso e competenze delle persone
  • Semplificazione - Rafforzare e qualificare la Pubblica amministrazione e ridurre la burocrazia per aumentare competitività e tutelare ambiente e lavoro nella legalità
  • Legalità - Promuovere la legalità, valore identitario della nostra società e garanzia di qualità sociale ed ambientale
  • Partecipazione - Un nuovo protagonismo delle comunità e delle città, motori di innovazione e sviluppo, nella concreta gestione delle strategie del Patto.

Il Patto per il lavoro e per il Clima è conferma e “rilancio” del metodo avviato nel 2015 con la firma del Patto per il Lavoro, che in cinque anni ha permesso all’Emilia-Romagna di recuperare terreno rispetto alla lunga crisi apertasi nel 2008, posizionandola come PIL pro capite, valore aggiunto, tasso di disoccupazione ed export tra le regioni italiane ed europee più performanti.

Il nuovo Patto, rispetto al precedente, contiene almeno due elementi di novità. È focalizzato anche sul clima, che non significa solo ampliare il perimetro degli obiettivi e delle responsabilità condivise, ma tenere insieme lo sviluppo del territorio, a partire dalla qualità del lavoro, e la transizione ecologica. Superare il potenziale conflitto tra sviluppo e ambiente generando nuovo lavoro che scaturisca proprio dalla transizione ecologica è, infatti, la grande sfida del nostro tempo. La seconda novità è quella di aver condiviso un progetto che guarda al 2030.  Scelta indispensabile per affrontare sfide complesse, impostare lo sviluppo del territorio su nuove basi e allineare il percorso a quello dalla Strategia regionale Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile.