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Introduzione

Una sanità vicina ai cittadini. Accessibile, in grado di garantire a tutte le persone il diritto alla salute a prescindere dalle condizioni economiche e sociali. Puntando su una rete capillare di servizi di prossimità, in grado di anticipare i bisogni, fare prevenzione, anche attraverso le nuove tecnologie. E con un’attenzione specifica, ai presidi sanitari territoriali, a partire dalle Case della Salute, alla telemedicina e all’assistenza domiciliare.

In Emilia-Romagna dal 2020 ad oggi sono state aperte 24 nuove strutture che si aggiungono a quelle già esistenti, per un totale di 135 Case della Comunità (nuova dicitura delle Case della Salute) diffuse su tutto il territorio emiliano-romagnolo. Con l’obiettivo di arrivare, entro il 2026, a 185 strutture attive così da assicurare l’accesso e la fruibilità delle cure primarie a tutti i cittadini a partire dalle aree urbane fino a quelle appenniniche e più remote.

Negli ultimi quattro anni sono stati finanziati 109 interventi tra nuove costruzioni, ampliamenti, ristrutturazioni e manutenzioni straordinarie che hanno visto dispiegare investimenti per oltre 226 milioni euro provenienti da fondi Pnrr, risorse statali e fondi regionali.

Tema questo rappresentato nel secondo obiettivo strategico del Patto per il Lavoro e per il Clima (Emilia-Romagna regione dei diritti e dei doveri), finalizzato a contrastare le diseguaglianze territoriali, economiche, sociali e di genere a partire da un’idea di comunità in cui tutte e tutti godono degli stessi diritti e adempiono ai medesimi doveri. È la prima linea di intervento che punta a potenziare l’infrastruttura sanitaria, sociosanitaria e sociale regionale, adeguando e ammodernando la rete degli ospedali da un lato, potenziando la rete dei servizi territoriali, a partire dalle Case della Salute, dall’altro. Questo investendo sulle più moderne tecnologie e sul digitale per una rete di telemedicina e teleassistenza, su una più forte accessibilità che accresca la prossimità, la capillarità della presenza sul territorio e la domiciliarità nonché rafforzando l’integrazione tra servizi sanitari, sociosanitari e sociali, avendo a riferimento le esperienze più avanzate a livello europeo”.

Cresce la sanità territoriale

Già dal 2010 la Regione aveva iniziato a investire nelle Case della Salute per rendere facilmente accessibili e prossimi ai cittadini i servizi territoriali, guadagnandosi ad oggi il primato a livello nazionale per numero di strutture, tipologia dei percorsi di integrazione e qualità delle cure erogate.
E poi, dopo la Pandemia da Covid-19, è arrivato un ulteriore impulso, e soprattutto nuove risorse, per lo sviluppo della rete dell’assistenza territoriale con i finanziamenti del PNRR e del Decreto ministeriale n. 77 del 2022 che  hanno consentito di sviluppare ulteriormente la rete di strutture territoriali presenti sul territorio emiliano-romagnolo, ampliandone la visione, incrementando la qualità dei servizi e promuovendo un approccio integrato con il sociale ed il Terzo settore.

Per quanto attiene invece alle prospettive di innovazione tecnologica, già a partire dall’anno 2019, la Regione ha promosso un progetto di telemedicina in 16 Case della Salute, per il monitoraggio a domicilio dei pazienti con patologie croniche, residenti inizialmente in zone montane disagiate e particolarmente lontane dai centri di riferimento. A partire dal 2020, durante il periodo pandemico Covid-19, tale sperimentazione è stata estesa a ulteriori Case della Salute per offrire l’opportunità di monitoraggio a pazienti fragili con la finalità di ridurre gli accessi non essenziali alle strutture.

Parallelamente allo sviluppo delle strutture territoriali, a partire dal 2020 si è sperimentata nelle aree montane e interne la figura dell’Infermiere di famiglia e comunità (IFeC). Ad oggi nei Distretti delle Aziende Usl lavorano 118 Infermieri di famiglia e comunità che, integrandosi con i professionisti e i servizi presenti nel territorio, realizzano azioni di promozione e prevenzione della salute, educazione terapeutica e identificazione dei bisogni sociosanitari.

La Case di Comunità

Le Case della Comunità rappresentano un punto di riferimento certo per l’accesso dei cittadini ai servizi sanitari, sociosanitari e socioassistenziali offerti da tutti gli attori, in primis il Servizio sanitario regionale, che si prendono cura della salute della comunità nel territorio di riferimento.  Ci lavorano équipe di professionisti composte da medici, specialisti, infermieri, ostetriche, assistenti sanitari, fisioterapisti, assistenti sociali ed altri professionisti sanitari, sociali, amministrativi. Ad oggi sono presenti 602 medici di medicina generale (MMG) rispetto ad un totale di quasi 2.700 operanti a livello regionale e 116 Pediatri di libera scelta (PLS), rispetto ad un totale di 557.

Ultimo aggiornamento: 31-05-2024, 09:27